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Dal primo gennaio 2019 è scattato l’obbligo di legge per 2,8 milioni di aziende italiane: esentati solo alcuni tipi di Partite IVA. L’Italia diventa così il Paese più avanzato d’Europa sul fonte della fatturazione elettronica: il confronto con gli altri Paesi. Il Politecnico di Milano stima risparmi tra 5 e 9 euro per fattura, che possono salire fino a 65 euro se si digitalizza tutto il ciclo dell’ordine

Secondo l’Osservatorio Fatturazione Elettronica & eCommerce B2B del Politecnico di Milano, nel 2019 – primo anno di obbligo di Fatturazione Elettronica tra privati(o fatturazione elettronica B2B) – in Italia saranno emessi 3 miliardi di fatture digitali da circa 2,8 milioni di imprese, di cui 4500 grandi aziende, 250mila piccole e medie imprese, e 2 milioni e 550mila micro imprese.

Dall’1 gennaio 2019 il 56% delle partite IVA italiane, cioè appunto 2,8 milioni di imprese, dovranno emettere fatture esclusivamente in formato digitale nelle transazioni tra operatori residenti e stabiliti sul territorio nazionale.

Sono invece esclusi dall’obbligo di legge circa 2,2 milioni di soggetti, fra cui medici (260mila), farmacisti (75mila), società sportive dilettantistiche (63mila) e partite IVA in regime dei minimi o forfettario, la cui soglia è stata alzata a 65mila euro.

Lo scenario negli altri Paesi europei

Questa misura farà dell’Italia il paese con la normativa più avanzata d’Europa su questo fronte: l’unico in cui sarà obbligatoria sia la fatturazione elettronica verso la PA (Pubblica Amministrazione) sia quelle tra imprese (B2B) e da imprese a consumatori (B2C). Attualmente la fatturazione elettronica verso la PA, oltre che in Italia, è già completamente obbligatoria solo in Spagna, Islanda, Paesi Bassi, Austria, Slovenia, Danimarca, Estonia e Finlandia, mentre è solo parzialmente obbligatoria in Francia, Belgio, Norvegia e Svezia. In tutti gli altri paesi attualmente non ci sono obblighi né verso la PA né fra i privati.

Benefici da 2 a 65 euro per ogni fattura

I benefici della fatturazione elettronica variano in funzione del livello di digitalizzazione del ciclo dell’ordine. Secondo le stime dell’Osservatorio, le imprese che adottano la fatturazione elettronica non strutturata beneficiano di una razionalizzazione degli spazi e dei processi di ricerca e trasmissione dei documenti con un risparmio compreso fra 2 e 4 euro a fattura, con ritorni dell’investimento iniziale entro due anni. Benefici che salgono a un risparmio fra 5 e 9 euro a fattura in caso di fatturazione elettronica strutturata. Qui infatti ai ventaggi precedenti si aggiungono il contenimento dei costi di manodopera e il possibile incremento della produttività, con rientro dall’investimento in meno di un anno. La digitalizzazione dell’intero ciclo dell’ordine infine garantisce un ulteriore aumento di produttività del personale, e quindi una riduzione dei costi per singola fattura fra 25 e 65 euro.

La fattura è solo l’inizio, necessario un salto culturale

«Le difficoltà attuative non mancano e alcuni affanni sono evidenti – commenta Claudio Rorato, Direttore dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica & eCommerce B2B -. Ma il vero potenziale della fattura elettronica potrà esprimersi a regime e quando le imprese faranno un salto culturale oltre l’adempimento e investiranno nella digitalizzazione di interi processi operativi e non solamente sulla dematerializzazione di un documento. La collaborazione che si instaurerà all’interno degli ecosistemi sarà il vero salto in avanti del sistema impresa con livelli superiori di efficienza, di collaborazione e di tempestività informativa».

Articolo preso da: www.digital4.biz