Le piattaforme ICT, sia nazionali, sia regionali, sia aziendali, rivestono il ruolo centrale di facilitatori e di elementi abilitanti per la costruzione di un ecosistema della sanità digitale.
Adottando un approccio che fa leva sul concetto di condivisione e integrazione, AgID e gli altri attori istituzionali hanno pertanto avviato un percorso per sviluppare azioni comuni e soluzioni condivise.
Una necessità inderogabile che nasce da un presupposto fondamentale: l’erogazione dei servizi digitali in ambito sanitario coinvolge cittadini, professionisti del settore, aziende, mondo della ricerca e governo: anche se apparentemente questi soggetti sembrano disgiunti e con finalità diverse, la progettazione di una piattaforma ICT deve puntare alla condivisione dei dati e all’integrazione delle rispettive necessità in un’ottica win-win.
Indice degli argomenti
Superare la logica dei silos
Se pensiamo a come il processo di digitalizzazione e dematerializzazione sta evolvendo in questi ultimi anni nel panorama nazionale, ci rendiamo conto che appare ormai superata la logica della frammentazione applicativa, perché poco vantaggiosa: la separazione delle infrastrutture IT e la mancanza di logiche informatiche comuni non permettono la corretta interazione medico-paziente e spesso quella medico-medico, nonché un agevole scambio d’informazioni che potrebbe invece creare valore per tutti, riducendo i costi e velocizzando i servizi.
Pensare che un progetto di centralizzazione del sistema di prenotazione sia un elemento disgiunto dalla informatizzazione della cartella clinica è un errore strategico di non poco conto. Considerare che le informazioni viaggiano solo nel contesto in cui operiamo e non confrontarsi con l’ambiente circostante lo è ancora di più.
Occorre quindi abbandonare la vecchia logica a silos, in base alla quale ogni operazione viene pensata come circoscritta al proprio ambito di riferimento, e abbracciare un approccio più funzionale incentrato sul paziente e sul life-event.
Il luogo attraverso cui mettere in atto questo approccio è la struttura ICT. È ormai condiviso da tutti che la sostenibilità del nostro Sistema Sanitario Nazionale passa per l’informatica e le grandi opportunità che questa può offrire. Saperle cogliere e portarle a sistema è una responsabilità che compete a tutti. È proprio in questo contesto che le piattaforme ICT, sia nazionali, sia regionali, sia aziendali, assumono un ruolo primario.
Il ruolo del FSE: dalla logica documentale a quella del dato
Nell’ambito di questo nuovo approccio che mette al centro il paziente, il fascicolo sanitario elettronico riveste un ruolo centrale.
Questo, anche in linea con quanto previsto dal Piano Triennale e con le azioni messe in campo da AgID e gli altri attori istituzionali, potrà diventare il punto di accesso unico delle informazioni cliniche del cittadino, secondo il paradigma once only, principio in base al quale le pubbliche amministrazioni dovrebbero evitare di chiedere agli utenti informazioni già in precedenza fornite.
Il fascicolo rappresenterà lo strumento cardine per abilitare nuovi percorsi di cura e prevenzione personalizzati soprattutto destinati ai malati cronici e gli anziani, anche in collegamento con i sistemi di telemedicina, trasformandosi da mero raccoglitore di dati a infrastruttura di servizio. Già oggi alcune realtà regionali iniziano ad integrare il Fascicolo sanitario elettronico con il sistema di prenotazione unico e con i servizi di telemedicina.
Altri contesti regionali, invece, integrano i percorsi terapeutici assistenziali nel flusso informativo della piattaforma.
Compiere una transizione dalla logica documentale a quella di dato è un passaggio cruciale da affrontare per una corretta valorizzazione ed evoluzione del patrimonio informativo nazionale.
Attualmente il fascicolo sanitario elettronico rappresenta il punto di convergenza di una grande ricchezza di informazioni: sull’infrastruttura viaggiano più di 250.255.654 referti strutturati e solo di laboratorio.
Possiamo quindi verosimilmente pensare che questa enorme mole di dati, via via in crescita, potrà nel prossimo futuro essere messa a disposizione del mondo della ricerca e dello stesso Sistema sanitario nazionale rispettivamente per studiare l’incidenza di determinate patologie sulla popolazione e per avviare programmi nazionali di prevenzione, anche grazie a tecnologie innovative come l’Intelligenza artificiale.
Sintetizzando, quindi, quali azioni sono necessarie affinché una piattaforma sia effettivamente di ausilio alla sanità digitale?
- È necessaria innanzitutto una visione strategica partecipata, a livello di sistema Paese e non solo. E per questo è fondamentale che siano regole di ingaggio chiare, che circoscrivano il perimetro d’azione in modo certo con responsabilità condivise ma definite.
- Serve che la piattaforma sia aperta, in grado di connettersi all’ambiente circostante e che sia in grado di recepire nuove soluzioni tecnologiche velocemente, adattandosi al rapido evolvere del contesto tecnologico.
- Sono necessari standard e strutture dati condivise, altrimenti gli sforzi messi in campo saranno vani.
L’esempio del Fse: completato l’onboarding delle Regioni
In tal senso il FSE può rappresentare un esempio virtuoso. Il lavoro che è stato fatto negli ultimi cinque anni, dalla pubblicazione delle linee guida fino alla recente istituzione dell’infrastruttura nazionale, ha portato tutte le Regioni a dotarsi di un sistema di FSE coerentemente sviluppato sulla base delle linee guida stesse.
Sempre seguendo la logica once only e d’integrazione dei data base, è stato possibile dotare il fascicolo sanitario di una nuova funzionalità: la ricetta elettronica. Da quando è stato effettuato il collegamento, il FSE si è istantaneamente popolato di ricette.
Inoltre il percorso intrapreso con le Regioni per standardizzare le informazioni e i dati presenti sul FSE, nonché la definizione delle regole di interoperabilità, hanno permesso a 21 sistemi informativi diversificati di mettersi in connessione e parlare la stessa lingua.
I prossimi passi per accelerare l’integrazione delle infrastrutture
I progressi ci sono stati. Adesso, però, occorre accelerare e percorrere con passo ancor più deciso la strada dell’integrazione delle infrastrutture.
- Azione propedeutica per favorire questo processo è sicuramente la razionalizzazione dei data center. Razionalizzare le infrastrutture informatiche consente, infatti, di migliorare la sicurezza e permette una più efficace ed efficiente condivisione dei dati.
- Altro passaggio imprescindibile riguarda la standardizzazione e le indicazioni su come alimentare le infrastrutture in modo coerente: se è vero che l’ambito clinico ha fatto grandi passi in avanti, è altrettanto vero che bisogna lavorare sulla creazione di codifiche a livello nazionale e sullo sviluppo dei modelli della connected-care.
- Il terzo asset riguarda la gestione dei dati. È prioritario elaborare framework di riferimento affinchè il patrimonio informativo nazionale possa generare valore per tutti i soggetti: i cittadini, i professionisti sanitari, il mondo della ricerca e il governo. E affinché il valore sia percepito e massimizzato è indispensabile che il percorso di realizzazione dell’infrastruttura ICT coinvolga attivamente le comunità, attraverso una logica multidisciplinare e di co-design dei servizi digitali per ingaggiare i territori e venire realmente incontro alle loro specifiche esigenze
- Da ultimo bisogna generare le condizioni affinché il procurement sia governato in maniera più efficace e veloce. La riduzione dei tempi delle gare di appalto pubblico e la semplificazione delle procedure è condizione necessaria perché si possa parlare di reale innovazione ma soprattutto coerente con la strategia nazionale.
Articolo preso da: www.agendadigitale.eu