Lo Smart Working è entrato a far parte della vita di milioni di lavoratori grazie, o a causa, della pandemia che ci ha costretto ad abbandonare il posto di lavoro fisico. A volte trovare qualcosa di positivo da questa situazione può sembrare difficile ma il lavoro agile ha rappresentato sicuramente un punto di svolta nella cultura del lavoro italiana.
A inizio anno avevamo già parlato di smart working in un nostro approfondimento, quando ancora lo smart working era prioritario a causa dell’impossibilità di lavorare in presenza. Invece in questo articolo andiamo a dare uno sguardo a come si è evoluta la situazione a seguito della ripresa.
In particolare, andremo a vedere un rapporto del Politecnico di Milano sulla situazione attuale dello smart working, analizzando soprattutto le mosse delle grandi aziende e delle PA. Ad esempio, si può già dire che 9 grandi aziende su 10 sceglieranno di mantenere pratiche di lavoro agile, un dato che coinvolge circa 4.4 milioni di lavoratori. Un numero sicuramente forte che fa capire la volontà del mercato del lavoro di trasformarsi per agevolare le persone.
Andiamo a vedere qualche dato in più.
Le influenze dello smart working
È doveroso dire che in questi ultimi mesi lo smart working ha subito un calo nella sua diffusione grazie all’efficienza della campagna vaccinale e al ritorno sempre più veloce verso la normalità. Nel primo semestre del 2021, l’ultima volta di cui abbiamo parlato del fenomeno, erano 5,37 milioni i lavoratori in lavoro da remoto mentre, ad oggi, sono passati a 4,07 milioni. Se sicuramente c’è stato un abbandono dello smart working da parte delle piccole imprese, per le grandi imprese non è esattamente così. L’81% di loro ha in piano già dei progetti per favorire il lavoro agile, in crescita rispetto al dato del 2019 dove era solo il 61%.
La ripresa non ha quindi totalmente eliminato la necessità del lavoro da remoto, anzi, ha indotto una riflessione su come poter sfruttare lo smart working a favore delle aziende e delle persone. Così, in media, per le grandi aziende si lavorerà circa tre giorni da remoto e per le pubbliche amministrazioni due giorni.
I benefici dello Smart Working
Se le aziende hanno scelto di mantenere questa politica un motivo ci sarà. Ebbene sì, i benefici dello smart working sono molti, tra cui:
- Il miglioramento dell’equilibrio tra vita professionale e privata.
- La crescita della motivazione e del coinvolgimento dei dipendenti verso l’azienda.
- L’aumento del grado di soddisfazione dei lavoratori.
- Un miglioramento delle relazioni fra i colleghi e della relazione con i loro superiori.
- Più fiducia verso la propria azienda.
Oltretutto, bisogna sicuramente sottolineare come il lavoro agile sia anche una scelta pienamente sostenibile. La ricerca del Politecnico spiega che come con due giorni e mezzo di lavoro in remoto si arrivi a risparmi di emissioni pari a quel che assorbirebbero 500 Central Park.
Infine, un altro benefit molto interessante è il cambio di attitudine verso un mindset più smart: i lavoratori agili hanno una maggiore responsabilizzazione verso gli obiettivi aziendali e personali, sono più flessibili nell’organizzare le attività lavorative e nel bilanciare l’uso delle tecnologie digitali con gli strumenti tradizionali di collaborazione.
Non bisogna certamente ignorare anche i potenziali lati negativi del lavorare da casa come ad esempio il potenziale “tecnostress” o l’overworking, quando gli orari di lavoro iniziano a diventare troppo sfumati.
Qual è la soluzione?
Lo smart working ha sicuramente portato novità e freschezza nel mindset delle aziende italiane che però devono ancora fare tanto per adeguarsi al cambiamento. Serve:
- Costruire nuove Policy che stiano al passo con il cambiamento.
- Investimenti sulla tecnologia a supporto del lavoro agile.
- Spazi di lavoro adeguati.
- Nuovi approcci al concetto di Leadership.
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