Come si apprende da una nota della Commissione Europea, gli studi sono stati condotti su un campione di ospedali e di medici generici cercando di verificare quanto le strutture e i professionisti del settore utilizzino le cartelle cliniche digitalizzate, l’e-mail, le prescrizioni on line e la telemedicina, sia per scambiare dati con altri addetti ai lavori, sia per comunicare con i propri assistiti.
Tra i dati più rilevanti emerge l’utilizzo da parte del 60% dei medici generici dei servizi on line per l’assistenza sanitaria, nel 2007 il valore di riferimento si attestava al 10%.
In generale, la nota della Commissione fornisce il seguente quadro:
- i Paesi nei quali si registra la maggiore diffusione della sanità online sono la Danimarca (66%), l'Estonia (63%), la Svezia e la Finlandia (entrambe al 62%). I profili completi per paese sono disponibili qui.
- i servizi di sanità online sono ancora utilizzati perlopiù per la registrazione e la trasmissione tradizionale, anziché per scopi clinici, come le visite online (solo il 10% dei medici generici svolge visite online).
- nella digitalizzazione delle cartelle cliniche dei pazienti, i Paesi Bassi si piazzano primi con una percentuale di digitalizzazione dell'83,2%; in seconda posizione troviamo la Danimarca (80,6%) e in terza il Regno Unito (80,5%).
- appena il 9% degli ospedali in Europa permette ai pazienti di accedere online alla propria cartella clinica e la maggior parte di essi dà solo un accesso parziale.
- il 70% degli ospedali le condivide con operatori sanitari esterni. I migliori risultati si registrano in Danimarca, in Estonia, in Lussemburgo, nei Paesi Bassi e in Svezia (il 100% dei loro ospedali pratica lo scambio di informazioni ad un qualche livello).
- i tre Paesi in vetta alla classifica per le prescrizioni elettroniche sono l'Estonia (100%), la Croazia (99%) e la Svezia (97%), mentre per quanto riguarda l'uso dell'e-mail troviamo la Danimarca (100%), l'Estonia (70%) e l'Italia (62%).
I principali ostacoli alla diffusione degli strumenti suddetti sono la mancanza di conoscenze informatiche (72%), la non completa interoperabilità tra i sistemi informatici delle strutture e dei soggetti coinvolti (73%), e l’assenza di regole chiare e ben definite in materia di privacy, specie per quanto riguarda i rapporti via e-mail tra medici e pazienti (71%).
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