Avevamo già preannunciato un anno fa l’obbligatorietà delle “Linee Guida sulla formazione, gestione e conservazione dei documenti informatici”, entrate in vigore proprio l’1 Gennaio 2022, e da quel periodo ne sono successe di innovazioni in ambito sanitario.
La possibilità di fare data sharing anche nella sanità sta diventando sempre più importante, sia per i medici sia per i pazienti. Con data sharing si intende la possibilità di condividere informazioni, in questo caso relative alla salute, attraverso tecnologie digitali. La definizione viene direttamente ripresa anche nell’articolo 4 par. 1, n.2 del GDPR come “comunicazione mediante trasmissione, diffusione o qualsiasi altra forma di messa a disposizione”.
Andiamo a vedere quali sono le novità applicabili.
Com’è possibile usare il data sharing per migliorare il servizio sanitario?
Sicuramente i primi beneficiari di questo tipo di servizio saranno i pazienti, che potranno accedere anche da remoto alle loro informazioni cliniche, e i medici che potranno consultare i dati per prescrivere le giuste cure.
In realtà ci sono anche tanti altri benefici secondari come ad esempio:
- Il pubblico interesse della sanità pubblica e della medicina del lavoro;
- Il monitoraggio della funzionalità della sanità pubblica;
- Il miglioramento qualitativo del servizio sanitario;
- La creazione di statistiche attendibili e ufficiali a livello nazionale e extranazionale;
- Le attività di ricerca scientifica e di addestramento;
- I testing per dispositivi medici o applicazioni nella sanità digitale.
E questi sono solo alcuni dei possibili spunti. Solo grazie alla digitalizzazione sarà possibile migliorare il servizio pubblico sanitario, abbassando oltretutto anche i costi e aumentandone la qualità.
Quindi quali sono le novità digitali in ambito sanitario?
Una delle innovazioni in ambito europeo è quello dello Spazio europeo dei dati sanitari (EHDS), rilasciato a maggio 2022, con l’obiettivo di migliorare il servizio di cure mediche in tutta l’UE.
Cos’è l’EHDS?
Sarà uno strumento che permetterà alle persone di controllare i propri dati sanitari in tutta Europa. Così, anche trovandosi in un paese straniero, sarà possibile tenere d’occhio i propri dati in qualunque momento.
L’EHDS è uno dei primi passi dell’UE nel voler sconfiggere le barriere normative nazionali per far circolare i dati sanitari in maniera sicura e costruttiva per tutti.
Il bilancio tra privacy del cittadino e il beneficio pubblico per la sanità
C’è da precisare che nonostante i dati condivisi possano essere usati anche per trarre stime pubbliche o comunque per migliorare in generale il sistema, la privacy del singolo viene comunque protetta dal GDPR.
In questo modo il paziente riceve beneficio per sé e i suoi bisogni ma allo stesso tempo anche la conoscenza nazionale e globale può aumentare grazie all’acquisizione di nuovi dati su malattie, trattamenti o medicine.
Tra l’altro l’ENISA, la European Union Agency for Cybersecurity, ha pubblicato il report “Engineering Personal Data Sharing”: un documento redatto per rassicurare e garantire la massima sicurezza nella condivisione dei dati sanitari.
L’ENISA è molto utile nel chiarire il tipo di utilizzo dei dati. Questi sono i requisiti:
- Per condurre una diagnosi e produrre un trattamento per il paziente, i dati devono essere in chiaro dal momento che i pazienti devono essere identificabili.
- I dati utilizzati per la ricerca medica devono essere pseudonimizzati in modo da non essere riconoscibili da parte di un ricercatore (a meno che l’utente non abbia dato il suo consenso per mostrare il suo nominativo).
- Va garantita la capacità di gestire più fonti di dati del paziente, compresi dispositivi indossabili o applicazioni.
Quindi potete stare tranquilli, l’intento della digitalizzazione in campo sanitario è solamente volto a tutelare i pazienti migliorando contemporaneamente l’intero sistema.
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