Il rapporto dell’Osservatorio Assinform sull’ICT nelle PA, che si propone di fornire una fotografia sullo stato dell’arte della diffusione delle tecnologie digitali presso le pubbliche amministrazioni centrali e locali fornisce un quadro chiaro dello sviluppo della digitalizzazione nella Pubblica Amministrazione.
Lo studio è basato su una rilevazione diretta di dati e informazioni quantitative e qualitative, che ha coinvolto i dirigenti responsabili dei sistemi informativi di 30 tra enti centrali e Ministeri, tutte le Regioni e le Province Autonome, circa 300 Comuni, 30 Province, 10 Assessorati regionali alla Sanità, 30 ASL e 20 tra aziende ospedaliere e policlinici universitari.
I risultati evidenziano due aspetti in particolare: la diminuzione della spesa degli enti per l’acquisizione di tecnologie e soluzioni ICT; e l’estrema frammentazione di un panorama nel quale gli obiettivi dell’integrazione e interoperabilità continuano a essere mancati.
“La spesa ICT complessiva della PA Centrale e Locale tra il 2007 e 2013 – si legge nella nota – mostra un calo medio annuo prossimo ai 3 punti percentuali, addirittura del 4,3% nel 2012, quando è risultata pari a 5.422 milioni di euro al netto delle spese per il personale e dell’IVA. In più è cresciuta la quota della spesa corrente sulla spesa complessiva, a scapito di quella per investimenti (…)
Il livello di integrazione applicativa e delle basi dati – prosegue il testo in un successivo passaggio – risulta ancora modesto, con gli Enti della PA Centrale (PAC) che nel 58% dei casi non hanno basi dati integrate con gli altri Enti della PAC e nel 90% dei casi con le Amministrazioni Locali. E questo trova anche riscontro nell’elevata frammentazione dei data center: ben 4.000 su tutto il territorio italiano, con conseguenti duplicazioni di basi informative, spreco di capacità di elaborazione e problemi di interoperabilità e standardizazzione. E se è vero che importanti progressi si sono fatti sul fronte dei servizi on line ai cittadini e alle imprese, resta il fatto che manca una visione integrata nell’erogazione dei servizi, ancora spesso limitata al download della modulistica da compilare”.
L’11,5% dei documenti delle amministrazioni centrali viene conservato in forma sostitutiva, mentre la percentuale sale al 31,8% nei Comuni.
Per quanto riguarda il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE): solo in 4 Regioni il FSE è pienamente operativo (Emilia Romagna, Toscana, Lombardia e Provincia Autonoma di Trento), in 12 Regioni il FSE è ad oggi in fase sperimentale, mentre vi sono 4 Regioni in cui non è ancora stato intrapreso un progetto su questo tema (Valle d’Aosta, Provincia Autonoma di Bolzano, Umbria e Abruzzo).
Per la Ricetta Elettronica la situazione è frammentata nelle diverse regioni a causa della modalità di trasmissione delle ricette, che in alcuni casi (Abruzzo, Basilicata, Calabria,Campania, Molise, Sicilia e Valled’Aosta) si basa sul Sistema di Accoglienza Centrale di Sogei (SAC), mentre in altri su sistemi di accoglienza propri (Sistemi di Accoglienza Regionale). Sulle difficoltà di integrazione dei diversi sistemi incide anche la mancanza di un accordo con i MMG/PLS sulle fonti di finanziamento a cui attingere.